QUANDO IL PARCO VA A TEATRO:
L’OPERA DI MARINA COLI
L’emigrazione appartiene alla nostra storia.
Ma tornare è possibile
La sensibilità degli artisti del teatro Bismantova di Castelnovo ne’Monti si è unita al lavoro del progetto “Parco nel Mondo” del Parco Nazionale dell’Appennino tosco emiliano, dando vita ad una sinergia che ha trovato nelle storie di emigrazione della nostra montagna il punto da cui partire per la realizzazione di un progetto comune: lo spettacolo Una stella cade per chi viene e chi va che è stato rappresentato mercoledì 9 giugno al teatro Bismantova.
La docente di teatro Marina Coli ha raccolto ed elaborato il materiale di ricerca scritto e ricostruito da Rachele Grassi nel corso del suo lavoro a contatto con emigrati e cittadini affettivi del Parco Nazionale, incontrati nei diversi appuntamenti organizzati dal progetto Parco nel Mondo nei Comuni del crinale, ognuno con la propria storia di fatica, ma anche di soddisfazione da raccontare, in cui l’amore per l’Appennino si scontra con la volontà di costruirsi un futuro dignitoso. “Sono storie sempre divise a metà tra la voglia di tornare a casa e la necessità di rimanere lontani per poter lavorare e assicurare un avvenire alla famiglia – spiega Rachele Grassi -. Sulla base di questi racconti semplici e molto toccanti è stato elaborato un copione proposto agli allievi della scuola di teatro, allestendo una rappresentazione basata sull’espressività corporea, la voce e la dimensione del canto. È stato uno spettacolo a più voci, affresco di un importante pezzo di storia montanara dei decenni scorsi, in cui domina il legame forte tra l’emigrante e la sua montagna e si trovano come temi comuni il viaggio, il lavoro ed il ritorno nei luoghi d’origine”.
Questo spettacolo è il frutto di una collaborazione nata con la volontà del Parco Nazionale di unire professionalità che, abitualmente, operano in diversi ambiti, per costruire un progetto trasversale, nella convinzione che si possa lavorare insieme per comunicare l’Appennino, per renderlo più vivo, aumentando lo scambio di idee, il dialogo e la collaborazione tra le realtà che si trovano sul territorio e che hanno come obiettivo quello di renderlo più vitale. L’auspicio del progetto è quello di proseguire su questa strada anche in futuro, continuando a lavorare in squadra, riuscendo anche a portare il nostro Appennino e la sua gente al di là dei confini geografici e amministrativi tradizionali, così come hanno fatto i nostri emigrati nei loro viaggi in tutto il mondo.
CASTELNOVO NE’ MONTI (15 giugno 2010) – Valigia in mano, rinunciare alla metropoli e a una carriera assicurata. E scoprire che l’Appennino è il tuo Paradiso e, quindi, raccontare l’addio a Milano e la scoperta della montagna a teatro. Dove per una sera, a Castelnovo ne’ Monti, va in scena l’opera di Marina Coli, che con la sua compagnia racconta vicende vere, ispirate al progetto del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano “Parco nel Mondo”, con una serie di storie raccolte da Rachele Grassi curatrice del progetto, e con l’accompagnamento musicale dell’Istituto Claudio Merulo. Ed è, anche, la storia che ha raccontato Cinzia Bertini nata 36 anni fa a Melzo di Milano.
Quali sono le tue origini?
“Mia madre, Giovanna Fontana, è di Sologno, mio padre Aldo di Carù, due frazioni del comune villaminozzese, nel Parco Nazionale. I miei genitori si sono trasferiti a Milano per lavoro, dove sono rimasta sino a giugno del 2007. Diplomata in lingue, ho lavorato per sei anni a teatro come professionista, con la compagnia di Emisfero Destro Teatro. Tra le più celebri rappresentazioni posso ricordare: ‘L’uomo elefante’ (15 repliche in cartellone a teatro) e ‘Cristoforo Colombo’, di Maurizio Schmidt. In questo lavoro ho incontrato personaggi celebri come Marco Baliani ed Eugenio Allegri. In seguito, ho lavorato come barista e in una multinazionale nel settore dei trasporti, nella quale ricoprivo il ruolo di responsabile del settore clienti”.
Un lavoro sicuro che offriva la possibilità di fare carriera?
“Sì. E anche la retribuzione era soddisfacente. Quando mi sono licenziata per vivere nell’Appennino reggiano mi hanno dato della matta. All’epoca, vivevo a Trezzano Rosa, un piccolo comune di tremila abitanti, che sta perdendo tutto, ed è soffocato tra autostrada e strada provinciale”.
Come mai questa scelta?
“Mi sentivo di appartenere a questi luoghi, in cui volevo vivere. Da piccola ho trascorso tutte le mie estati nella casa della nonna materna. In seguito, da adolescente, ci sono tornata in Appennino, poi sempre più assiduamente, ed è rinato in me l’amore per questi posti. Sono tornata nel luglio del 2007 a Casale e, attualmente, vivo Castelnovo da quasi tre anni”.
Cosa ti piace di qui?
“Amo la montagna, pratico sport come l’arrampicata e lo Snow board, per stabilire un contatto ancor più stretto con la natura. E c’è uno splendido patrimonio naturale e una qualità di vita superiore, i ritmi sono molto più umani e vicino alla persona. Svegliarsi al mattino è una cosa completamente diversa, e in cinque minuti sono a lavorare. Si ha la sensazione di conoscersi un po’ tutti. Attualmente lavoro in un negozio di ottica”.
Ha raccontato la sua storia nello spettacolo “Una stella cade per chi viene e chi va”…
“E’ un’opera incentrata sull’emigrazione di queste zone di crinale, con esperienze dirette di persone che sono partite e che ora però riscoprono il nostro territorio attraverso la cittadinanza onoraria concessa dal Parco Nazionale. Ho raccontato la mia vicenda in forma teatrale, parlando proprio di me”.
E’ possibile, in ultimo, per un giovane cambiare la propria vita?
“Sicuramente è impegnativo, ma se si vuole con un po’ di impegno lo si ottiene. Così è capitato a me: ci si può sentire a casa tra i monti”.