Per il secondo anno consecutivo, quasi duecento persone si sono incontrate per la “Cena di auguri” presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia nel nome del comune affetto per l’Appennino. Il Parco Nazionale, con il progetto Parco nel Mondo, ha incontrato i suoi Cittadini Affettivi; ma forse è più giusto dire che l’Appennino ha incontrato la sua città.
Il Parco Nazionale vanta oltre quattrocento Cittadini Affettivi, di cui oltre cento abitano a Reggio Emilia anche da più generazioni, ma l’Appennino conta migliaia e migliaia di emigranti che hanno dovuto lasciare i luoghi d’origine ma che ancora li portano nel cuore. Emigranti che non diventano mai emigrati, perché continuano a tornare a casa. Dietro a ciascuno di loro c’è una storia da raccontare, un’esperienza da condividere, a volte un piccolo successo di vita da riportare fra la gente che li ha visti partire in tempi lontani per bisogno, per solitudine o anche per scelta.
Ha aperto la serata una cittadina affettiva speciale, Carla Rinaldi, presidente di Reggio Children, che ha messo in evidenza il rinnovato legame tra montagna e città creato coi due Atelier della luce, dell’acqua e delle energie che collegano la città di Reggio e la centrale idroelettrica di Ligonchio.
Il rapporto tra l’Appennino e la sua città è stato evidenziato con il conferimento di cittadinanze affettive che potessero essere testimonianza di questa relazione. Dal discorso emozionato di Ugo Ferrari – ora sindaco vicario di Reggio Emilia – è emerso quanto questo legame sia inscindibile, di come il bene dell’uno sia anche il bene dell’altro. Ferrari, originario di Castagneto nel comune di Ramiseto, ha raccontato del suo affetto nei confronti dell’Appennino, delle sue genti e delle sue terre, dimostrandosi ancora legato alle proprie origini. L’importanza del territorio montano è stato un tema presente anche dalle testimonianze di tre professori di scuola secondaria – Paola Spadaccini, Maria Gabriella Barbieri e Roberto Lamberti – che hanno ricevuto la Cittadinanza Affettiva, davanti alle loro dirigenti scolastiche Monica Giovanelli e Paola Bacci, per aver deciso da tempo di impegnare la loro vita professionale negli istituti dell’Appennino nonostante siano residenti nella “bassa” reggiana, dedicando la loro vita di docenti ed educatori ai ragazzi delle scuole di Castelnovo ne’ Monti. Nelle loro parole era vivo l’amore per il territorio, per la sua qualità della vita e il forte senso di appartenenza grazie all’intraprendenza, tipicamente montanara, che questi istituti mettono in campo, rendendo il lavoro di docente sempre stimolante e arricchente in un continuo rapporto con il territorio.
“Per moltissimo tempo il flusso dall’Appennino alla città è stato solo in una direzione: la discesa e -per l’Appennino – una perdita. Ora questa “perdita” può essere spesso recuperata, può rappresentare una risorsa di relazioni, di cultura e anche economica” – ha detto Fausto Giovanelli – “Ci sono ritorni, parziali o – in qualche caso – pieni molto attivi. Ci sono anche persone, come i tre docenti Barbieri, Lamberti e Spadaccini, che rappresentano un flusso a risalire, perché l’ Appennino non è più solo periferia di qualcos’altro, è un territorio con un suo appeal e una sua identità. Il parco nazionale è lì anche per questo” ha concluso.
Nel trascorrere della serata i Cittadini Affettivi si sono ritrovati – molto nutrita la presenza dei “solognesi” – dimostrando come il sentirsi cittadini di due territori così vicini e così lontani allo stesso tempo sia una ricchezza e una risorsa che quest’anno il Progetto Parco nel Mondo ha cercato di coniugare con le persone di generazioni successive che ancora oggi vivono questo fenomeno migratorio, anche da pendolari, in modo propositivo e attivo, rendendo visibile nella “pratica” come questo legame sia un’ importante opportunità di crescita per entrambi i territori.
Sicuramente a contribuire alla buona riuscita della serata sono stati il menù a 18.00 euro ancora una volta un po’ montanaro e un po’ natalizio, con la polenta stiada, presentata da Clementina Santi, l’accompagnamento del Duo Jazz, che ha creato un clima disteso, e l’accoglienza del Centro Malaguzzi. Singolare, ma apprezzato, il segnaposto creato per l’occasione dai ragazzi di “L’eco coop sociale”: un piccolo sacchettino decorato a mano con all’interno farina coltivata in pianura ma macinata in montagna, altra testimonianza del legame inscindibile tra pianura e montagna. Durante la cena sono state servite pietanze e prodotti provenienti da tutte e quattro le aree del Parco, questo grazie alla grande collaborazione dei produttori che hanno dato la disponibilità sia ad essere presenti alla cena – Agricola Castel del Piano, Naturalmente Lunigiana, Ovile e il Rifugio della Pietra – sia a mettere a disposizione i loro prodotti – Forno Gaspari di Civago, Garfagnana Coop, Panificio Danti di Giuncugnano, Azienda agricola Zampanera, Valle dei Cavalieri, Azienda agricola Montagna Verde, Salumificio Boni, Pasticceria di Luciana, il prosciuttificio di San Nicola di Corniglio, il Podere Giardino e Ferrarini – . Quest’anno era possibile acquistare tutti i prodotti serviti durante la cena grazie al banchetto presente nella piazza del Centro Malaguzzi, che ha dato visibilità a tutti i prodotti e i produttori presenti nel Parco Appennino portando avanti il valore e l’obiettivo che Club Parco Appennino si prefigge da anni. “Una cena tradizionale, dal clima amicale e rilassante” queste le parole di alcuni invitati e produttori al termine della cena, un motivo in più per poter dire: “Arrivederci al prossimo anno”.