Per tanti anni abbiamo fatto a meno della cittadinanza affettiva e le nostre vite si sono dipanate senza traumi e senza stress; intendo le vite di noi montanari “auto esiliati” per sopravvivenza al tempo delle grandi migrazioni e trapiantati in tessuti sociali urbani senza mai cancellare dal cuore i luoghi, le radici e i volti dei territori e dei paesi abbandonati; quando è arrivato il Parco a restituire dignità e considerazione a tutto questo bagaglio di sentimenti profondi qualcuno ha pensato di trasformare in energia viva il rapporto tra montanari in giro per il mondo (moltissimi) e montanari rimasti (pochi) creando i presupposti per un nuovo concetto di paese “abitato anche da chi non ci vive fisicamente”; è la filosofia delle cittadinanze affettive, in parte ancorate ai social network e a skype che consentono di “esserci senza esserci” in parte incentrate sulla nuova consapevolezza di “contare” come una volta in termini socio-economici; i cittadini affettivi si sono fatti carico, accogliendo l’invito del Parco, di contribuire seriamente a riallacciare il rapporto con i nostri paesi che sembravano destinati ad un’ineluttabile “chiusura” e se, come dicevo sopra, prima ci disperdevamo in contesti sociologici alienanti e lontani dalla ricchezza e dalla vivacità delle relazioni tipiche di quelli paesani, ora le cose sono cambiate e anche chi vive in città, a Genova, a Milano, a Reggio e altrove si ritrova decisamente “in astinenza” se non sente a lungo i compaesani o concittadini affettivi; io che vivo a Genova, per esempio, chiamato da un caro amico ad una manifestazione internazionale di gemellaggio socio-economico tra Bergen (Norvegia) e Genova, incentrata su stoccafisso e baccalà nonché sui prodotti alimentari liguri, non ho resistito alla tentazione di raccogliere intorno alla inevitabile tavola imbandita finale un po’ di solognesi insigniti di cittadinanza e la cosa ha scatenato un insperato “effetto parentele” tanto da richiamare cittadini anche da Reggio che, come si vede chiaramente dalle foto, hanno gradito l’invito e contribuito con entusiasmo alla buona riuscita della serata; c’erano una cinquantina di norvegesi ai quali non abbiamo mancato di consegnare pieghevoli e depliants del Parco insieme ad un invito, esteso ovviamente al mio amico (cuoco internazionale particolarmente versato nei cibi citati), a ripetere l’incontro anche da noi.
Lino Giorgini