Le famiglie degli Ambasciatori di Parco nel Mondo fanno visita all’Appennino. E riscoprono le radici.

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Le famiglie degli Ambasciatori di Parco nel Mondo fanno visita all’Appennino. E riscoprono le radici.

I genitori sulle orme dei figli, in una sorta di migrazione (turistica e affettiva), in senso inverso. L’entusiasmo dei giovani Ambasciatori affettivi dell’Appennino è contagioso. Tant’è che Ramiro Funes, uno dei giovani argentini che ha fatto visita al Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano al rientro in Argentina lo scorso novembre, ha subito indotto i genitori a condividere l’esperienza. Non hanno atteso molto: sono partiti da Cordoba, alla riscoperta della terra d’origine.

Ad accoglierli, lo staff di Parco nel Mondo.

“E’ una regione completamente diversa da quella che immaginavamo. E non solo i paesi, ma anche la gente, come quella della comunità che ci ha ricevuto con una gradevolezza stupefacente, mettendosi a nostra disposizione per portarci a conoscere la zona” – così i coniugi Funes descrivono Villa Collemandina (Lucca), luogo d’origine – “Boschi di castagno che non avevamo mai visto, una coppia di anziani che raccolgono frutti, case vacanze incredibili. Posti che ricordano fatti storici dolorosi, ma pieni di pace, che invitano a riflettere sui nostri sofferti antenati”.

Si dice soddisfatto del lavoro degli Ambasciatori affettivi il presidente del Parco nazionale Fausto Giovanelli: “Siamo di fronte alla conferma che il progetto Orizzonti Circolari sta dando ottimi frutti, contribuendo alla conoscenza nel mondo di questi territori partendo dal ‘seme’ rimasto. Non solo per questo progetto, ma i ragazzi stanno dando anche un grande contributo all’implementazione del nuovo Club Parco Appennino e alla promozione del nuovo sito www.parconelmondo.it”. Il presidente della Comunità Montana della Garfagnana Mario Puppa concorda: “L’attività è gestita in vista della realizzazione di una solida rete di contatti a livello internazionale con il territorio dell’Appennino tosco-emiliano. E’ davvero necessario creare un ponte tra chi vive in montagna e chi è emigrato e lo porta nel cuore”. Anche a grande distanza.

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