“Questo viaggio lo immaginavo proprio così come è stato: duro, impegnativo, emozionante, spirituale, fantastico. Abbiamo viaggiato attraverso almeno tre stagioni, due Regioni, quattro Province e tanti Comuni, ma una sola Comunità, che dall’Appennino alla Maremma unisce la storia di tante persone che hanno viaggiato in questa terra per vivere. Ospitati dalle famiglie che da generazioni erano unite da un filo sottile di valori che vanno oltre i confini geografici e oltre i dialetti che parlano. Quattro serate dedicate ai ricordi, senza tristezza, senza malinconia – dice Renato Farina – con il solo bisogno di non perdere nulla del passato e di ricollocarlo nel futuro. Un futuro in cui la Maremma e l’Appennino siano una sola terra”.
Ad accogliere i nuovi “transumanti” nella piana verde di Venturina, appena fuori dall’abitato, c’eravamo anche noi che lavoriamo da anni al progetto di Parco nel Mondo : le comunità che hanno fatto il cammino della transumanza negli ultimi cento anni di storia non hanno trovato solo pascoli per le loro greggi; hanno trovato famiglie che li hanno accolti ed ospitati, relazioni che si venivano consolidando di anno in anno, ad ogni viaggio e ed ogni ritorno, sentimenti che a volte sono diventati amicizie per la vita, “incontri” che sono diventati fidanzamenti, matrimoni. A Venturina c’erano figli e nipoti di oggi e c’erano i nonni – pastori di allora.
Se la comunità di Cerreto Alpi sogna un progetto “europeo, condiviso dalle due regioni che porti a tracciare in modo stabile le vie della transumanza e dia inizio ad una nuova idea di turismo che metta al centro le comunità”, anche il Parco Nazionale guarda lontano.
Che questo Viaggio di una vita e questo incontro di tante generazioni, di tante geografie e tante storie sia l’inizio di altrettanti ritorni: il primo sarà in autunno, una vera festa del ritorno per portare a casa il senso della transumanza: nello spirito del progetto Parco nel Mondo che vuole mettere in valore queste esperienze di vita e questi affetti riconducendoli nei luoghi che li hanno generati: se per quelli che sono scesi dal Cerreto e da Vallisnera, è stato naturale a Venturina incontrarsi in un abbraccio, riabbracciarsi a casa lo sarà ancora di più. In Appennino sono rimasti i familiari e i parenti, ci sono gli amici e i figli degli amici; a Cerreto Alpi e a Vallisnera ci sono i cognomi che loro stessi portano e che hanno contaminato con quelli della nuova patria; riconosceranno le parole del loro dialetto, i nomi dei luoghi che non ci sono sulle carte, i soprannomi con cui si chiamano tra loro da sempre. In Appennino tornano davvero “a casa”, perché hanno ancora un pezzo di casa lassù al paese, dove sono nati, o dove sono nati i loro genitori, e non hanno mai smesso di venire ad aprirla a primavera e a chiuderla “ai morti”; e c’è anche la chiesa in cui forse sono stati battezzati e in cui i loro figli spesso tornano a sposarsi.
La transumanza può avere cambiato residenze e professioni ma non ha cancellato l’identità, le abitudini, i gusti, i ricordi, i legami famigliari.
A Venturina c’erano tutti: quelli che abitano ancora a Cerreto Alpi o a Vallisnera, ma anche quelli che risiedono da anni a Piombino o all’isola d’Elba, in Francia e in Belgio. Si sono “dati la voce”. E’ stato sufficiente. C’è un Appennino nel mondo che vuole tornare e che a volte aspetta solo d’essere chiamato a tornare; accanto a tanti che tornano già (quanta gente nei paesi d’estate), che investono in sentimenti (tornano anche solo per rivedersi) e a volte anche in maniera concreta (i nipoti della terza generazione comprano casa).
Dalla festa evento incontro convegno di Venturina, Parco nel Mondo ha raccolto questo messaggio: che il suo progetto di ritorni, di viaggi fra i luoghi di origine e le nuove patrie, di cittadinanze affettive che si stringono accanto a quelle effettive di chi è rimasto a casa, si fonda su un valore vero e risponde e corrisponde ai bisogni e ai desideri di tanti uomini e donne di Appennino sparsi in molti luoghi del mondo. Di qui l’impegno a consolidare questo progetto, a farlo crescere, promuovendo relazioni e conoscenza reciproca, creando occasioni di incontro e soprattutto riconoscendo quei legami che già ci sono, che appartengono agli uomini che li praticano, alle Comunità che li esprimono, ai luoghi che hanno saputo conservarli. Nasceranno in questo modo identità nuove più ricche, più aperte, più generose e capaci di accoglienza. A Venturina era come se ciascuno avesse due paesi, due storie, due patrie.