La battaglia di Astor Piazzolla per il tango raccontata in un libro, ora disponibile in italiano. Ieri sera, giovedì 11 marzo – in occasione del centenario della nascita del grande artista – è stata presentata la biografia bestseller “Astor Piazzolla. Una vita per la musica”. Il testo porta la firma dell’antropologa argentina María Susana Azzi e la sua edizione italiana, patrocinata dalla Fundación Astor Piazzolla, è stata curata dalla casa editrice Sillabe di Livorno.
La presentazione del libro è stata un’occasione per celebrare l’arte di Piazzolla, grazie alla performance del Quintetto Italiano di Fisarmoniche (Ivano Battiston, Riccardo Centazzo, Endrio Luti, Antonio Saulo e Massimo Signorini) direttamente dalla sala del Buonumore del Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze.
La musica del compositore di tango ha quindi accompagnato l’evento. I brani eseguiti si sono alternati a un dibattito su Piazzolla, moderato da Elisabetta Piqué, corrispondente in Vaticano del quotidiano argentino La Naciòn e autrice di una biografia su Papa Francesco.
Nel corso della serata la giornalista ha posto una serie di domande all’autrice del libro e a Daniel H. Piazzolla, il figlio del grande artista.
“Mi ha colpito molto la sua personalità, dolce e timida. Esprimeva le sue emozioni attraverso la musica. Ha sacrificato la vita di famiglia, la propria situazione economica e le sue condizioni di salute soltanto per essere sempre leale a se stesso, Piazzola al 100%”, ha spiegato María Susana Azzi. L’antropologa argentina ha poi ricordato la sua eredità musicale: “ci ha lasciato almeno 3500 opere”. Inoltre ha espresso soddisfazione per la nuova edizione della biografia. “L’Italia è la nostra seconda patria e questo libro pubblicato per me è un sogno”.
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Nel corso del suo intervento Daniel H. Piazzolla non ha negato il rapporto complicato con il padre ma allo stesso tempo ne ha riconosciuto le qualità artistiche e i motivi per cui tutto il mondo lo ha ricordato ieri. “Io lo sto celebrando in solitudine perchè vivo in montagna. Mio figlio e mio nipote gestiscono la Fundación Astor Piazzolla. Io non partecipo ma celebro i cento anni di mio padre, mentre il resto del mondo celebra i cento anni di Astor Piazzolla”.
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Il figlio ha poi ricordato un periodo particolare nella vita del grande artistica. “Nel 1973 mio padre soffrì un infarto che lo portò quasi alla morte. Decise di andare via dall’Argentina e di venire in Italia. Un produttore di Milano, Aldo Pagani, gli fa un contratto di tre anni con uno stipendio misero. Lo pagavano per comporre musica e registrare dischi ma non per suonare. Il risultato? In questo periodo mio padre registrò Libertango, Mundial ‘78 e tante altre musiche da film”.